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Nella capitale del Granducato di Toscana Liszt non modifica il comportamento tenuto durante la prima parte del viaggio nelle regioni sotto la dominazione degli Asburgo o a quella papale: come altrove s’immerge nella vita culturale della città. In particolare sottoscrive un abbonamento al Gabinetto Letterario Vieusseux, incontra i musicisti locali Luigi Picchianti, Ferdinando Giorgetti, Luigi Ferdinando Casamorata, Maximilian Joseph Leidesdorf. Frequenta i salotti più in vista della città – i Martellini, gli Orloff, i principi Poniatowski – e si presenta in teatro, prima come spettatore de L’Elisir d’amore di Donizetti poi come protagonista di un proprio concerto (Teatro Standish, 8 novembre). Forse accompagna egli stesso i cantanti nella cavatina della Sonnambula di Bellini e nel duetto della Lucia di Lammermoor (come di consueto nei concerti dell’epoca), ma ad essi accosta i suoi brani-carta da visita: la trascrizione dell’Ouverture del Guglielmo Tell di Rossini e le Réminiscences des Puritains. Tra visite, concerti, passeggiate e frequentazioni salottiere Liszt trova il tempo per farsi ritrarre dal pittore von Stürler e per posare per un busto presso lo scultore Lorenzo Bartolini, il quale sancisce l’unione dei due amanti con un calco delle loro mani in otto esemplari, uno dei quali è ora in possesso del pianista fiorentino Gregorio Nardi, che lo ha ricevuto in dono da sua nonna, la pianista Gregoria Gobbi Nardi. Forse perché ormai la fama di eccelso pianista lo precede, o forse perché aveva in tasca una lettera di presentazione di Ferdinando I, il 17 novembre Liszt si esibisce a Palazzo Pitti davanti al granduca Leopoldo II, alla sua famiglia e a un gran numero di invitati, e di nuovo torna a corte l’11 dicembre insieme ai cantanti Cosselli, Moriani, Pixis, Ungher, già ascoltati nella precedente accademia, e a Giuseppina Strepponi, futura moglie di Giuseppe Verdi, e al compositore e violinista Ferdinando Giorgetti. Dal confronto tra il compenso di Liszt e quello degli altri musicisti della serata si ricava l’importanza assegnata alla star del momento: egli è l’unico, insieme alla Ungher, a ricevere 100 zecchini in oro; seguono Moriani con 80, Cosselli con 60, la Pixis con 40. Ancora più ridotto è il cachet dei restanti protagonisti: 800 lire d’argento alla Strepponi, 333 a Giorgetti, 200 a Marcucci. Nei mesi fiorentini Liszt e Marie si muovono da Firenze per visitare le città e i salotti più importanti del Granducato dove incontrano intellettuali, artisti e politici, italiani e stranieri, di passaggio o in volontario esilio. In questo contesto ha un rilievo tutto particolare la conoscenza con la marchesa Maria Martellini, Maggiordoma della granduchessa Maria Ferdinanda di Sassonia, di 14 anni più vecchia di Liszt, ma al cui fascino egli non fu insensibile. Tra l’agosto e l’ottobre del 1839, nel corso del soggiorno tra Lucca e San Rossore (Pisa), Liszt le scrive cinque lettere (ora conservate nell’Archivio manoscritti della Fondazione Istituto Liszt) in cui le descrive la sua attività di bachelier ès-musique, le sue ultime composizioni, momenti della sua vita:
«Da quindici giorni abito con i daini ed i cammelli [sic] della foresta di San Rossore senza vedere anima viva. È il più ammirevole soggiorno che immagino. Il mare, i fruscii dei pini, il sole che tramonta sulla spiaggia, – e poi all’orizzonte, molto in lontananza l’isola d’Elba, e più vicine a noi le montagne di Carrara – quali grandezze quali meraviglie! Perciò sono deciso a non lasciare questo luogo incantevole prima del mese prossimo. Sarà l’ultimo grande ricordo che porterò dell’Italia… Forse anche più tardi finirò per stabilirmi, almeno durante i mesi estivi, in questa armoniosa foresta… […] A presto dunque / F.L. / Settembre 1839».
Pare proprio che in questa lettera si rifletta l’ultima immagine che Liszt conserva del suo primo viaggio in Italia; infatti il 18 ottobre Franz e Marie si separano a Livorno.