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Roma, che a partire dagli anni Sessanta sarà uno dei tre punti cardinali della vita di Liszt insieme a Budapest e a Weimar, al primo incontro non pare abbia prodotto su Liszt particolari emozioni, anzi piuttosto un’impressione negativa. Ad esempio, rispondendo a Joseph d’Ortigue che gli aveva chiesto di trovargli dei libri di teorici della musica, in una lettera del 4 giugno 1839 afferma: «Occorre che tu sappia che sotto questo profilo – come sotto molti altri – Roma è una città molto triste. I libri, vecchi e nuovi, sono molto rari e in generale costano moltissimo». Si può facilmente presumere che visitasse gli antichi monumenti della romanità, ma nella corrispondenza e negli scritti del tempo non ne rimane traccia. Grazie alla fama che lo precede, viene accolto nei salotti dove si esibisce con il consueto successo e dove inaugura la prassi del concerto solistico da lui definito “soliloquio”. Il programma del concerto a palazzo Poli ricalca quelli già presentati nei salotti di Milano e di Firenze, come se la vicinanza della sede papale non avesse alcuna influenza sul suo orientamento etico-estetico. A Palazzo Poli, infatti, esegue le sue trascrizioni-fantasie sull’Ouverture del Guglielmo Tell e sul duetto da I Puritani, con l’accento fortemente posto sul finale «Viva la Libertà!», presenta brani suoi recentemente composti (gli Studi) e suscita entusiasmo con le sue improvvisazioni su temi suggeriti dal pubblico.Ma le sue propensioni vanno piuttosto ad artisti e a letterati che lo attraggono verso l’ambiente parigino: il tenore Nourrit, che ritroviamo in ogni tappa in Italia, Charles-Augustin de Sainte-Beuve amico di Victor Hugo, Henri Lehmann, sodale di George Sand e specialmente i pittori raccolti attorno ad Ingres all’Académie de France a Villa Medici. La loro ricerca in campo artistico ebbe non poca influenza su Liszt che proprio durante il viaggio in Italia andava maturando un suo proprio stile di scrittura, emancipandosi dal modello della trascrizione su opere altrui. Tale mutamento si nota nella semplificazione delle forme e nel rifiuto dei dettagli ornamentali in favore dell’approfondimento dell’espressione melodica.
La nascita di Daniel (9 giugno) contribuisce ad allontanare la coppia dalla vita mondana e ad accrescere il loro desiderio di lasciare la capitale per dirigersi verso luoghi più appartati. A metà giugno, infatti partono da Roma per ritornare in Toscana, prima a Lucca indi, come abbiamo visto, in una viletta nella foresta di San Rossore.