20 ottobre 2019

Intorno al Totentanz
Improvvisazioni cross over a 2 e 4 mani

Domenica 20 ottobre 2019, ore 17
Palazzo Grassi
via Marsala 12, Bologna

In collaborazione con Circolo Ufficiali dell’Esercito

Massimiliano Genot, pianoforte
Emanuele Sartoris, pianoforte

Franz Liszt

da Douze Études d’exécution transcendante S139
N.1 “Preludio”

da Troisième Année de pèlerinage S163
“Aux cyprès de la Villa d’ Este”

Totentanz. Paraphrase über Dies Irae S525

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Originale ed improvvisato: un nuovo modo di fare interpretazione?

La sequenza del Dies Irae, il tema della Follia di Spagna, la tradizione popolare della danza macabra, insieme ad una scrittura pianistica di prorompente esuberanza corporea costituiscono i pilastri del Totentanz. L’attualità del Totentanz emerge dal desiderio di rivolgersi ad un pubblico trasversale, senza timore di accostare liberamente materiali assai eterogenei, secondo l’estetica romantica di Victor Hugo. In questo senso il carattere sperimentale del Totentanz sembra coincidere più con quello della Rhapsody in Blue di Gershwin che con quello del Concerto per pianoforte ed orchestra di Schönberg. La rapsodia di Gershwin fece effettivamente il suo debutto a New York in un programma definito di “musica sperimentale”, dove la sperimentalità consisteva principalmente nel mettere al servizio del folklore afroamericano l’imperial-regio virtuosismo tardo romantico, di matrice lisztiana e russa. Analogamente il Totentanz riesce a fondere nel crogiolo del luciferino virtuosismo dell’ ungherese, motivi medievali e barocchi, danze popolari rinascimentali e contraddanze ottocentesche, il tutto miscelato in un caleidoscopio perennemente in movimento. Davanti ad un così ricco laboratorio sperimentale, che tenne occupato Liszt per vari decenni, ci siamo proposti di mettere in evidenza attraverso l’improvvisazione alcune fra le infinite possibilità evolutive presenti nell’originale, possibilità che effettivamente si realizzarono nel corso della storia della musica del Novecento. Ecco allora che all’interno dell’esecuzione integrale dell’opera originale ri-ascolterete intere sezioni che saranno da noi improvvisate e reinventate, ma sempre a partire dalla griglia armonica dell’originale, analogamente ai procedimenti di improvvisazione utilizzati negli standard jazz. Così vi troverete trasportati istantaneamente in situazioni musicali tendenti a generi molto svariati, dal Rag-time al Gospel, dal Rock alla canzone Pop, tutti già contenuti in nuce nella stoffa lisztiana. Un’operazione che vuole costituire un omaggio alla visionarietà del grande ungherese, ed al fascino di un’opera che, pur nascendo da una riflessione intorno alla morte, si dimostra ancora oggi vitalissima. L’esito dell’esperimento di questa sera dipenderà dalla buona o cattiva disposizione degli improvvisatori, e forse ancor più dalla disponibilità del pubblico a lasciarsi andare innocentemente a questo gioco di rimandi. Questa sera si correrà il rischio di sfigurare l’opera (e forse di far sfigurare anche gli improvvisatori!) pur di trasfigurarla in una dimensione inedita, di cercare un nuovo modo di fare interpretazione. Un rischio a nostro avviso necessario per far uscire la musica classica dalla condizione museale nella quale da troppo tempo si trovava confinata e forse un po’ soffocata.

Massimiliano Génot e Emanuele Sartoris

 

Massimiliano Génot, dopo aver conseguito il diploma di pianoforte a sedici anni con il massimo dei voti e il diploma di composizione al Conservatorio “G. Verdi” di Torino, si perfezione prima con Aldo Ciccolini, poi con Maria Tipo al Conservatorio Superiore di Ginevra, dove ottiene il “Premier Prix de Virtuosité avec distinction”, ed infine con Lazar Berman e Piero Rattalino ad Imola. Di questo periodo è la prima registrazione assoluta de La scuola della velocità op. 299 di Carl Czerny. Affermatosi in numerosi concorsi, tra cui il Ferruccio Busoni 1994, registra sul pianoforte di Richard Wagner a Bayreuth sue personali trascrizioni da opere di Verdi e Wagner ed i melologhi di Liszt con il baritono Franz Mazura. Svolge attività concertistica in Italia e all’estero: recentemente ha inaugurato l’Art City Center di Jinan in Cina. Con la sorella Alessandra, violinista, fonda l’Associazione per la riscoperta del patrimonio musicale piemontese e registra le musiche del compositore torinese Leone Sinigaglia. Ha curato, inoltre, la realizzazione artistica di eventi musicali quali il progetto “Franz Liszt, un musicista per l’Europa” ed il convegno “Pianofuturo: innovazione e didattica”. Scrive di pianoforte per il mensile Musica. Le sue composizioni sono edite da “Sconfinarte”. Insegna “Tecniche Pianistiche” al Conservatorio di Torino e tiene masterclass e seminari in Italia ed all’estero. Da alcuni anni si dedica all’improvvisazione e all’arrangiamento tra classica e jazz, recentemente in sodalizio con Emanuele Sartoris.

Emanuele Sartoris, avviato allo studio dello strumento dall’età di 10 anni, rapidamente inizia ad interessarsi al blues e a tutta la musica nera; successivamente alla tradizione classica e alla musica moderna. Approda alla musica jazz frequentando seminari di improvvisazione e orchestrazione, fino al diploma sotto la guida di Dado Moroni presso il Conservatorio di Torino, dove consegue anche la laurea in composizione ed orchestrazione jazz con il massimo dei voti sotto la guida di Furio Di Castri e Giampaolo Casati. Suona in numerosi festival tra cui Torino Jazz Festival, Open Papyrus Jazz Festival, Novara Jazz Festival, Moncalieri Jazz Festival, Narrazioni Jazz 2017, Joroinen Music Festival in Finlandia. All’intensa attività artistica unisce quella didattica, da seminari come “Piano Experience” presso la Fiera internazionale del pianoforte di Cremona, insieme a Massimiliano Génot, all’insegnamento presso il Conservatorio di Torino in veste di tutor. Ospite musicale stabile nella trasmissione “Nessun dorma” su Rai 5, condotta da Massimo Bernardini, ha modo di collaborare, tra i tanti, con ospiti del calibro di Eugenio Allegri, Enrico Rava, Tullio De Piscopo, Patrizio Fariselli ed Eugenio Finardi. Porta avanti una ricca attività discografica, da dischi in piano solo come I Nuovi Studi, edito dalla prestigiosa etichetta pugliese “Dodicilune”, al più recente album in quartetto dal titolo Téchne (Alfamusic).

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