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Modello Domanda e Allegati Borsa di studio Fondazione Liszt 2024-25
Borsa di studio Fondazione Istituto Liszt 2024-2025
Master di I livello in Analisi e Teoria Musicale
XI edizione a.a. 2024/2025
Archivio di 2024
XXVIII STAGIONE 2024-2025
Domenica 10 novembre, ore 17
Istituto Liszt, via A. Righi, 30
Alessandro Tenaglia, pianoforte
XXVIII STAGIONE 2024-2025
Domenica 13 ottobre, ore 17
Istituto Liszt, via A. Righi, 30
Jacopo Golin, pianoforte
Vincitore premio Liszt Concorso internazionale Città di Minerbio 2023
19 gennaio 2025
Tre registi per Liszt: Cukor, Ophüls, Russel
ESTASI – SONG WITHOUT END
di George Cukor
a cura e con la presentazione di Emanuela Marcante e Daniele e con la partecipazione di Ivan Cipressi. In collaborazione con Il Ruggiero
Domenica 19 gennaio, ore 17, Istituto Liszt, via Righi
Estasi – Song without end (1960) di George Cukor (e Charles Vidor)
con Dirk Bogarde e Capucine
Mercoledì 26 febbraio, ore 20,30, Istituto Liszt, via Righi
Lettera da una sconosciuta (1948) di Max Ophüls
con Joan Fontaine e Louis Jourdan
Mercoledì 12 marzo, ore 20,30, Istituto Liszt, via Righi
Lisztomania (1975) di Ken Russel
con Roger Daltrey, Sara Kestelman, Paul Nicholas, Ringo Starr
Ancora tre grandi registi per Liszt per vivere nuovi intensi momenti di narrazione e di virtuosismo cinematografico e per stigmatizzare ancora una volta il rapporto di suggestione ed evocazione che la figura e la musica di Franz Liszt suggella con grandi personalità del cinema. Gli Incontri di cinema della Fondazione Istituto Liszt, con la cura di Emanuela Marcante e Daniele Tonini che introdurranno e condurranno presentazione e discussione finale con la partecipazione di Ivan Cipressi, toccano due estremi della “trattazione ideale” e della “provocazione narrativa” della figura di Liszt inaugurando domenica 19 gennaio (per questa occasione alle ore 17 nella sede di via Righi) con il maestoso biopic/mélo di George Cukor (in partenza diretto da Charles Vidor, mancato durante la lavorazione) Estasi (Song without end) del 1960 e chiudendo mercoledì 12 marzo (alle consuete 20,30 sempre in via Righi) con un capolavoro di trasgressione anni ‘70, da rivedere e da commentare, come Lisztomania del geniale provocatore Ken Russel. Nel mezzo vi proporremo (mercoledì 26 febbraio alle 20,30) un film perfetto e travolgente nella storia e nei sentimenti come Lettera da una sconosciuta di Max Ophüls (il grande e visionario regista che abbiamo incontrato negli Incontri di cinema dell’anno scorso con la sua Lola Montes): una storia che viene dall’intenso racconto di Stefan Zweig (grande amante di musica e appassionato collezionista di cimeli e autografi di grandi musicisti) e che intreccia la storia dell’amore e dei destini tormentati di un musicista e della giovane Lisa (che non può non innamorarsi ascoltando un brano di Liszt Un soupir suonato al pianoforte dall’affascinante vicino di casa). Ancora Liszt, ancora un brano indimenticabile, motore della storia e del destino tra tormento ed estasi.
XXVIII STAGIONE 2024-2025
Domenica 29 settembre, ore 17
Istituto Liszt, via A. Righi, 30
AMERICAN LEGACY TRIO
Larisa Elisha, violino
Steven Elisha, violoncello
Marco Rapattoni, pianoforte
INDICE DEL VOLUME – INDEX OF THE VOLUME
Carlida Steffan
Gli album di Sofia de’ Medici: profilo di una nobile dilettante di musica
Patrick Barbier
Lettres de Pauline Viardot: nouvelles acquisitions de la FondazioneIstituto Liszt
Francesco Monti
Il tardo Liszt: Historische ungarische Bildnisse, S. 205. Una riflessione sulla genesi e la struttura armonica
INTERVENTI
Cecilia Raunisi
Johannes Brahms e Clara Schumann: storia di un carteggio e di una moderna edizione
RICORRENZE
Mariateresa Storino
Nel nome di Liszt. Venticinque anni di ricerca e attività su e attorno a Franz Liszt
RECENSIONI
Robert Schumann. Diari (1828-1830), traduzione a cura di Nicoletta Lagna, Barletta, Cafagna, 2021 (Maria Teresa Arfini)
ANNA QUARANTA, La fantasia op. 17 di Schumann. Sonate o fantasie: che importa il nome!, Lucca, LIM, 2022 (Elisabetta Fava)
Oltre la diva. Presenze femminili nel teatro musicale romantico, a cura di Angela Annese e Lorenzo Mattei, Bari, Cacucci, 2023 (Livio Aragona)
INDICE DEL VOLUME – INDEX OF THE VOLUME
Eleonora Pipia
« L’homme de génie, c’est la nature entière qui devient parole ». Literary Romanticism in the Parisian experience of Franz Liszt
Bozhidar Chapkanov
Liszt’s late explorations of non-tonal harmonic relationships: A neo-Riemannian analysis of Bagatelle sans tonalité
Antonio Grande
Liszt, Sonetto 47 del Petrarca. A narratological approach
COMUNICAZIONI
Michele Calella
LisztQWV: un catalogo digitale delle fonti e delle opere lisztiane
RECENSIONI
Willy Bettoni
Franz Liszt under the light of progress. The idea of Mehrdeutigkeit as aesthetic paradigm in the piano compositions between the B minor Sonata and the Bagatelle sans tonalité, Baden-Baden, Rombach Wissenschaft, 2021 (Rossana Dalmonte)
Robert Doran (ed.)
Liszt and virtuosity, Rochester, University of Rochester Press, 2020 (Mariateresa Storino)
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Il viaggio compiuto da Franz Liszt e dalla sua compagna Marie d’Agoult in Svizzera e Italia tra il 1835 e il 1839 fu molto più di una fuga d’amore tra una nobildonna sposata e un musicista di sei anni più giovane o un pretesto professionale per inseguire nuovi successi: fu un’esperienza sentimentale e intellettuale figlia dello spirito del tempo.
Nel 1838 Franz e Marie viaggiano in Italia tra Milano, Venezia, Genova, Bologna, Roma e proprio a Bologna Liszt avrà modo di ritrovare Rossini i di condividere con lui due brevi intensi soggiorni. In questi anni di viaggio italiano Liszt incarna lo spirito del viaggiatore, anzi del “pellegrino” romantico, come Byron aveva mostrato raccontando del peregrinare del giovane Aroldo.
Il viaggiatore romantico, e Liszt non di meno, aveva con sé certo un utile baedeker, ma non dimenticava la lettura di Byron, Chateaubriand, Lamartine, Goethe, Schiller, Hugo, Senancour, Heine… e soprattutto di Dante, il viaggiatore dell’anima per eccellenza.
Il viaggio compiuto tra il 1835 e il 1839 in Svizzera e in Italia da Franz Liszt e dalla sua compagna Marie d’Agoult, e i rapporti del giovane musicista con Gioacchino Rossini, che in questo viaggio in Italia e per tutta la sua vita sarà per Liszt una presenza artistica e umana costante, sono al centro della nostra narrazione. Il viaggio di Liszt e di Marie nasce certamente da motivi contingenti molto stringenti: nella primavera del 1835 Marie è incinta di Blandine, la prima dei tre figli della coppia, e si cerca di fuggire lo scandalo e il clamore della relazione tra due persone di una così diversa estrazione sociale, una nobildonna sposata e un musicista più giovane di lei di sei anni. Questo viaggio però, nel particolare itinerario compiuto dalla coppia tra Svizzera e Italia, fu certo molto di più di una semplice fuga d’amore o di un pretesto professionale per inseguire nuovi successi: fu una esperienza sentimentale e intellettuale figlia dello spirito del tempo, un rimedio per lenire le irrequietezze e i dolori causati dal mal di vivere, quello che veniva chiamato il mal du siècle.
Negli ultimi anni dell’impero napoleonico il tour europeo aveva perso molte delle sua attrattive, e forse anche un poco di fascino: si poteva viaggiare da Parigi a Roma praticamente senza passare frontiere. Con la Restaurazione rinasce però – almeno in parte – lo spirito ancien règime del grand tour, il tradizionale viaggio di istruzione in Italia, appannaggio soprattutto degli appartenenti alle classi dominanti. A questa idea di viaggio, nel Romanticismo se ne sovrappone un’altra che si era andata formando proprio nei turbinosi anni del primo Ottocento e in cui la meta del viaggio è soprattutto di natura spirituale.
La Svizzera, il paese della Sehnsucht e dei richiami dei madriani (i Ranz des vaches), dei sublimi paesaggi e delle vette inaccessibili diviene la prima tappa. Nel 1838 Liszt con Marie viaggiano in Italia tra Milano, Venezia, Genova, Bologna. E proprio a Bologna Franz avrà modo di ritrovare Rossini e di condividere con lui due brevi ma intensi soggiorni. In quegli anni di viaggio italiano Liszt incarna quindi lo spirito del viaggiatore, anzi del “pellegrino” romantico: il tedesco non viaggia (reist da reisen) ma vaga (wandert da wanderen, coi tanti riferimenti nella musica, da Schubert a Wagner). Anche il francese non viaggia (voyage da voyager) ma va in pellegrinaggio (pèlerinage), come anche Byron (a cui Liszt si ispira) aveva mostrato raccontando del giovane Aroldo. Liszt, tra un concerto e l’altro, sembra seguire le tracce di Byron e della compagna Teresa Guiccioli tra Svizzera, Venezia, Bologna, Ravenna, Pisa, San Rossore: il viandante è l’esiliato, lo spirito inquieto e libero, in fuga dalle convenzioni oppressive della propria società e disposto a sfidare i limiti imposti da Dio e dalla natura. Il viaggio alla ricerca dell’agognata pace, della ricomposizione dei dissidi riesce però romanticamente a portare sollievo solo nell’eroicità della sconfitta e nella morte, non infrequentemente cercata e raggiunta con le proprie mani, una dimensione, anche e forse soprattutto estetica, in cui il viaggio in sé è più importante della meta.
Ogni tipo di viaggiatore quindi creava il proprio tour, d’istruzione o dello spirito, e ogni viaggiatore aveva la sua letteratura. Gli eredi del grand tour possono contare su numerose guide: in Francia potevano essere i cinque volumi dei Voyages historiques et littéraires del bibliotecario reale Antoine Claude Pasquin Valery; in Italia si viaggiava con le guide di Vallardi; in Germania con quelle di Karl Baedecker, pubblicate a Coblenza, con grande successo, dal 1836. Ai loro personali Baedecker (in Italia Liszt utilizzò sicuramente il Valery), i viaggiatori romantici non potevano non unire anche la lettura di Byron, Chateaubriand, Lamartine, Goethe, Schiller, Hugo, Senancour, Heine (tutti autori ben conosciuti da Liszt, voracissimo lettore) e di Dante, il viaggiatore dell’anima per eccellenza (letto spesso in traduzioni o sunti in prosa): una biblioteca di pochi volumi preferiti da tenere con sé come compagni di viaggio.
PlayLiszt/PlayRossini
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Nel 1822 la carriera teatrale di Gioacchino Rossini era ormai all’apice: in quell’anno Domenico Barbaja, il grande impresario che era già stato complice dei suoi trionfi napoletani e milanesi, chiama Rossini a Vienna per dirigere Cenerentola e Zelmira. In una serata organizzata nella residenza del cancelliere di Stato Metternich il compositore Pesarese ascolta un giovane promettente pianista di undici anni, un certo Franz Liszt che gli desta immediata grande impressione. Nonostante i quasi vent’anni di differenza, in questo primo incontro si posero le basi di un rapporto amicale lungo, duraturo e sempre improntato alla massima cordialità e stima reciproca oltre che all’ammirazione artistica. Liszt e Rossini si sarebbero frequentati per tutta la vita sia personalmente che epistolarmente.
Ma chi era e da dove veniva quel giovane prodigio pianistico? La famiglia d’origine di Liszt era ungherese, appartenente però alla minoranza di lingua tedesca – la grafia originale List alla tedesca del cognome sarebbe stata cambiata nella forma ungherese Liszt – e gravitava attorno all’amministrazione della famiglia Esterházy. Il padre di Franz, Adam, era entrato diciannovenne nell’ordine francescano e solo dopo il fallimento della sua carriera ecclesiastica avrebbe intrapreso studi universitari filosofici, abbandonati poi per motivi economici, entrando in seguito al servizio degli Esterházy. Molti componenti della famiglia mostravano spiccate doti musicali e in particolare Adam era un appassionato pianista e aveva suonato il violoncello nell’orchestra estiva degli Esterházy diretta prima da Haydn e successivamente da Hummel. Ad Eisenstadt aveva potuto incontrare numerosi musicisti, tra gli altri Cherubini e Beethoven. Adam, che si dedicava anche alla composizione, aveva introdotto molto presto il piccolo Franz, un nome probabilmente legato alla sua esperienza francescana, allo studio del pianoforte, strumento verso il quale dimostrava una notevole attitudine in virtù anche di una conformazione della mano particolarmente felice. Le prime esibizioni del giovanissimo Franz non erano passate inosservate, e grazie a finanziamenti privati Adam poté spostarsi a Vienna con la famiglia perché il figlio studiasse con Antonio Salieri e Carl Czerny, il famoso didatta di pianoforte allievo di Beethoven, avendo modo, con ogni probabilità, di entrare in contatto con Schubert.
Le cronache ci hanno lasciato scarne notizie della serata viennese presso la residenza di Metternich di cui abbiamo contezza soprattutto attraverso una tarda lettera di Rossini. Qualcosa di più sappiamo degli incontri che separatamente Rossini e Liszt ebbero con Beethoven (sulla veridicità dell’incontro e del bacio dato da Beethoven a Liszt rimangono certo dei dubbi…). Comunque sia andata, non rimarremmo certo stupiti se scoprissimo che il rapido trasferimento della famiglia Liszt a Parigi, avvenuto l’anno successivo per imprimere una ulteriore svolta agli studi musicali del giovane Franz, fosse stato promosso proprio da Rossini. Un’impressiva testimonianza del soggiorno viennese del Pesarese in questo fatidico 1822 è dato dai vividi ritratti di Rossini e di Metternich eseguiti da Friedrich Lieder.
PlayLiszt/PlayRossini
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Rossini, come Liszt, giunge a Parigi nel 1823 e l’anno successivo diviene direttore del Théâtre-Italien. La sua prima opera scritta per l’Opéra è in realtà una lussureggiante cantata scenico-celebrativa Il viaggio a Reims presentata per l’incoronazione di Carlo X. Presenta quindi pasticci e rifacimenti da opere scritte in Italia fino all’ apoteosi del Guillaume Tell del 1829. I rivolgimenti per la Rivoluzione del 1830 colpiscono però anche Rossini che si vede revocata la pensione concessa dal re. Per riottenenerla sarà costretto a un lungo e sfinente procedimento.
Gli anni ’30 portano profondi mutamenti nella sua vita: smette di comporre per il teatro, si separa dalla moglie, la grande soprano Isabella Colbran, e inizia la relazione con Olympe Pélissier che durerà tutta la vita.
Parigi in seguito ai moti italiani del 1831 diventa meta dei fuoriusciti politici, tra cui molti patrioti di origine bolognese come Carlo Pepoli, combattente e librettista per il teatro, suo è il libretto dei Puritani di Bellini. Per Rossini, che ritrova a Parigi, scriverà i testi delle Soirées Musicale, brani per una o due voci e pianoforte divenuti famosissimi da cui Liszt attingerà per le sue elaborazioni pianistiche.
Anche Rossini, come Liszt, arriva a Parigi nel 1823. Nell’anno successivo, riceverà l’incarico di Directeur de la musique et de la scène al Théâtre-Italien, ruolo ricoperto assieme al regista bolognese Carlo Severini e al banchiere e mecenate Alejandro María Aguado. Il contratto prevedeva l’obbligo di comporre opere: la sua prima produzione parigina più che un’opera fu una ipertrofica cantata scenico-celebrativa, Il viaggio a Reims, ossia L’albergo del giglio d’oro, rappresentata per celebrare l’incoronazione di Carlo X di Borbone. Il compositore venne ricompensato con una pensione reale. L’intensa attività parigina di Rossini negli anni ‘20 consacra Rossini come uno dei maggiori compositori dell’epoca: dopo l’Ivanhoé, (in realtà un pasticcio promosso da Antonio Pacini su libretto tratto da Walter Scott, con musiche provenienti da Semiramide, Cenerentola, Gazza ladra, Tancredi e da altre opere, rappresentato Teatro dell’Odéon il 15 settembre 1826) apparvero sulle scene de l’Opéra Le siège de Corinthe, (rifacimento di Maometto secondo, 9 ottobre 1826); Moïse et Pharaon, ou Le passage de la Mer Rouge (rifacimento di Mosè in Egitto, 26 marzo 1827); Il Conte Ory, (con molta musica proveniente dal Viaggio a Reims, 20 agosto 1828). L’apoteosi parigina avvenne però nel 1829 con il Guillaume Tell.
Nonostante i grandi successi ottenuti nel corso degli anni ‘20, in seguito alla Rivoluzione del luglio 1830 a Rossini venne prò revocata la pensione reale: il compositore, a quel tempo a Bologna, si precipitò a Parigi per intentare causa al governo di Luigi Filippo, procedimento che trovò soluzione solo nel 1836. Gli anni ‘30 portano profondi mutamenti nella vita di Rossini avvengono profondi mutamenti: sul piano artistico si registra la fine della sua produzione per il teatro, e sul piano personale (mentre si manifestano i primi sintomi dell’esaurimento nervoso che lo accompagnerà fino alla morte) avviene la separazione dalla Colbran e l’inizio della relazione con Olympe Péllissier, sua compagna per il resto della sua esistenza.
Nel 1831 Parigi diventa meta di fuoriusciti politici, in particolare di patrioti di origine bolognese reduci dalla sollevazione ricordata come i quarantaquattro giorni (febbraio-marzo 1831). Fra questi Carlo Pepoli, Francesco Orioli e Antonio Zanolini, che avevano avuto ruoli di primo piano nella ribellione, videro commutata la pena dal carcere all’esilio e poterono raggiungere Parigi dove incontrarono l’amico bolognese Rossini. Pepoli in esilio avrà una vita avventurosa divisa tra le esperienze militari nella legione straniera francese e l’attività di librettista per opere di Bellini (I Puritani), Nicola Vaccai (Giovanna Gay), Michele Costa, Vincenzo Gabussi, Ferdinado Paer e Saverio Mercadante. Per Rossini Pepoli comporrà i versi per le Soirées musicales, brani da camera a una e due voci e pianoforte che forniranno a Liszt il materiale per fortunate fantasie pianistiche, tra i brani più eseguiti durante il suo “pellegrinaggio” italiano. Zanolini ritrasse i suoi compagni di esilio, tra cui il conte Pepoli, in un prezioso quaderno conservato presso il museo del Risorgimento di Bologna. Egli si legò anche con solido rapporto di amicizia con Rossini; le tracce della loro frequentazione e i ricordi delle loro passeggiate parigine costituiscono il materiale del suo volume La biografia di Gioacchino Rossini, una delle più importanti fonti biografiche rossiniane. Dal 1837 Rossini tornò a vivere in Italia con Olympe Péllissier, cercando di sistemarsi prima a Milano e successivamente a Bologna, dove rimarrà fino al 1848. Dopo la sua fuga da Bologna ed un breve interludio fiorentino, Rossini tornerà in Francia per trascorrere il resto della sua vita tra Parigi e la residenza di Passy.