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domenica 26 ottobre 2014

ATMOSFERE SACRE E SALOTTIERE
CHOPIN E LISZT

Fondazione Istituto Liszt
Via A. Righi n. 30, Bologna, ore 17

CONCERTO DI INAUGURAZIONE DELLA STAGIONE 2014-2015

Riccardo Risaliti, pianoforte

PROGRAMMA

F. Chopin
dagli Studi op. 25: n.1 e n. 2
Notturno op. 55 n. 2
3 Valzer op. 64

F. Schubert – F. Liszt
Ave Maria

F. Liszt
da Deuxième Années de pèlerinage
“Sposalizio”
“Il penseroso”

da Troisième Années de pèlerinage
“Les jeux d’eaux à la Villa d’Este”

Variationen über das Motif von Bach
Weinen, Klagen, Sorgen, Zagen

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Nelle famose Vorlesungen tenute ad Heidelberg (e poi a Berlino) nei primi decenni dell’Ottocento, Hegel pone la musica al centro della sua monumentale costruzione teorica, base dell’estetica romantica. Ad essa egli affida come compito principale quello di «far risuonare non il mondo degli oggetti, ma al contrario il modo con cui l’Io più intimo è in sé mosso secondo la sua soggettività e anima ideale […] poiché la musica è l’arte dell’animo che immediatamente si rivolge all’animo stesso». A differenza delle altre arti, la musica può fare a meno non solo dell’apporto della parola, ma anche dell’espressione di qualsiasi contenuto determinato.

Secondo Hegel, dunque, dare un titolo all’insieme dei brani di un programma di concerto costituisce una sorta di violenza, in quanto le parole apposte alla lista dei pezzi che si ascolteranno sembrano indicare un percorso particolare per l’ascolto, mentre al contrario la musica «si rivolge all’animo umano» senza bisogno di intermediari. Anzi, qualsiasi intermediazione sembra essere una forma più o meno forte di sopraffazione.

Si può condividere o meno la filosofia hegeliana, ma non c’è dubbio che l’atmosfera “salottiera” evocata nel titolo in riferimento alle composizioni di Chopin e quella “sacra” attribuita ai brani di Liszt sono soltanto etichette esteriori che non toccano il contenuto emozionale dei pezzi, come il nome e l’immagine del frutto stampati sul vaso della marmellata: servono ad orientare l’uso del prodotto, ma non entrano a far parte del suo sapore.

Il “salotto” di Chopin, come la “chiesa” di Liszt, non sono luoghi concreti, identificabili in una qualsiasi realtà ambientale: sono luoghi dell’anima dei due autori, che come tali ce li propongono facendoli risuonare – probabilmente in maniera diversa – nella parte più intima dell’interiorità di ciascun ascoltatore. (R. D.)


Riccardo Risaliti svolge da anni una molteplice attività, come concertista, come docente, come studioso dell’interpretazione e della storia del pianoforte, come critico, come operatore musicale, come revisore di testi pianistici.

Ha compiuto gli studi musicali al Conservatorio di Firenze con Rio Nardi e Luigi Dallapiccola, frequentando poi i corsi di Carlo Zecchi e di Nikita Magaloff.

Vincitore di vari premi nazionali e internazionali, ha suonato come solista e a fianco di illustri strumentisti, cantanti e complessi cameristici.

È stato titolare di cattedra al Conservatorio di Pesaro e, per un trentennio, al Conservatorio di Milano. Fin dalla sua fondazione è docente all’Accademia Pianistica di Imola.

Ha tenuto corsi e seminari di interpretazione al Festival delle Nazioni di Città di Castello, al Mozarteum di Salisburgo, a Ca’ Zenobio in Treviso, e in varie accademie e conservatori in Italia e all’estero.

È spesso invitato nella giuria di concorsi pianistici internazionali.

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