Symposium: Liszt compositore transculturale
13-14 dicembre 2024, Istituto Liszt Bologna
Quando Liszt era ancora in vita già si discuteva del potere della sua musica di incrociare le culture. Il suo background internazionale ungherese-tedesco-francese, la sua vita concertistica svolta ovunque gli capitasse di vivere, i viaggi incessanti negli anni ’30 e ’40 dell’Ottocento nella maggior parte dei paesi europei e nella Turchia occidentale, le sue rappresentazioni musicali di culture e luoghi, tutto questo ha contribuito a creare la nota immagine di Liszt multiculturale e cosmopolita. Ma le convenzionali impostazioni nazionaliste ed esoticiste hanno tradizionalmente ritratto Liszt come celebratore di glorie nazionali o tuttalpiù come osservatore di culture straniere dall’esterno, come se fosse un turista. All’inizio del ventunesimo secolo, le prospettive transculturali stanno finalmente facendo il loro ingresso negli studi di Liszt, consentendoci di porre nuove domande critiche sulle etichette etniche e sulla fluidità delle culture e delle identità.
Queste due giornate di studio riuniscono quattro studiosi e diversi ensemble di musicisti allo scopo di riflettere e anche di celebrare questo ricco aspetto del mondo musicale transculturale di Liszt. Venerdì 13 dicembre, il primo giorno, Shay Loya aprirà il simposio con un’ampia presentazione del concetto di transculturazione, della sua rilevanza nella musica di Liszt e sulle prospettive analitiche che in questo modo si aprono in campo musicale. Eva-Maria de Oliveira Pinto discuterà di alcune idee sorprendentemente attuali presenti nel molto criticato libro di Liszt Sui Giypsies e la loro musica in Ungheria (1859): trasmissione, conservazione, “patrimonio immateriale” (un termine UNESCO) e il ruolo della transculturazione nella conservazione culturale. Seguirà la relazione di Nicolas Dufutel sulla cosiddetta Rapsodia Rumena di Liszt allo scopo di indagare sulle modalità di interscambio culturale all’epoca di Liszt e nei luoghi geografici da lui frequentati, ponendo l’accento su come la musica riesca a sfidare le rigide etichette e gli ideologici confini nazionali ed etnici. L’ultimo intervento di Tiago de Oliveira Pinto ci porta molto lontano e all’interno di un’idea diversa di transculturazione: quella di trascendere le definizioni etniche attraverso connessioni sovranazionali tra diverse forme d’arte. Questo intervento si concentra sul modo in cui Liszt trasferisce in musica il dipinto di Santa Cecilia di Raffaello e su cosa accade nel corso di questo procedimento.
Gli intrecci fra musica popolare, da concerto e sacra discussi in questa prima giornata vengono opportunamente introdotti da un’esibizione che si svolge la sera precedente da parte dell’ Orchestra da Camera OYO (Our Youth Orchestra) e dell’Icarus Ensemble, con musiche ispirate ai temi del sacro e del popolare di Béla Bartók, Alberto Caprioli, Francesco Filidei, Vahid Eftekhar Hosseini, Franz Liszt, Massimiliano Messieri, Riccardo Nova e Luigi Sammarchi: Proiezioni sacre e popolari, Teatro San Leonardo, giovedì 12 dicembre, ore 19.30.
Il secondo giorno del simposio (sabato 14 dicembre) sempre all’Istituto Liszt si svolge una tavola rotonda alle ore 10 nella quale il nostro team di esperti si confronterà con altri musicologi, con alcuni dei musicisti coinvolti nei due concerti ed esaminerà in modo più approfondito temi e questioni emersi dai loro interventi, in un dialogo aperto alla partecipazione del pubblico. Nel pomeriggio dello stesso giorno alle 17.30 il simposio si sposta al Goethe Zentrum per il concerto conclusivo intitolato “Liszt visionario: nuove espressioni tra diaspora e imperi” dove Igor Polesitski (violino/viola), Jeffrey Thickman (pianoforte), Jamal Ouassini (violino), Vangelis Mercouris (liuto e voce) e la Klezmerata fiorentina presentano Liszt in relazione alla musica ottomana, gitana e klezmer.
Ci auguriamo che questo programma di conferenze e concerti desti il vostro interesse tanto quanto a noi, e non vediamo l’ora di incontrarvi.
Shay Loya
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Symposium: Liszt as a transcultural composer
13-14 December 2024, Istituto Liszt Bologna
The idea of Liszt and his music crossing cultures was discussed already in the composer’s lifetime. His Hungarian-German-French cultural background, cultivation of local concert life wherever he happened to live, relentless travelling in the 1830s and 40s across most European countries as well as Western Turkey, and his musical representation of these cultures and locales, have all inspired this multicultural and cosmopolitan image. However, nationalist and exoticist perspectives have traditionally portrayed Liszt as celebrating different nations or else looking at foreign cultures from the outside, much like a tourist. In the early twenty-first century, transcultural perspectives are finally making their way to Liszt studies, allowing us to pose new critical questions about ethnic labels and the fluidity of cultures and identities.
The two-day symposium brings together four academics and several performing ensembles to ponder and celebrate this rich aspect of Liszt’s transcultural musical world. On Friday 12 December, the first day, Shay Loya will open the symposium with a wide presentation of the concept of transculturation, its relevance to Liszt’s music and the prospects for music analysis in this field. Eva-Maria de Oliveira Pinto will discuss some surprisingly contemporary ideas found in Liszt’s much-criticised book On the Gypsies and their Music in Hungary (1859): transmission, preservation, ‘intangible heritage’ (a UNESCO term), and the role of transculturation in cultural preservation. This will be followed by Nicolas Dufutel’s case study of Liszt’s so-called Romanian Rhapsody which will query what transcultural composition in that time and place in history may actually sound like, and how the sounding music defies strict national-ethnic labels and boundaries. The final paper by Tiago de Oliveira Pinto takes us quite far into a different idea of transculturation, that of transcending ethnic definitions through supranational connections between different artforms. This paper focuses on Liszt’s way of communicating Raffaello’s painting of St. Cecilia, and what happens in the process of this transfer.
The mixing of folk, concert and sacred music discussed on this first day leads appropriately to an evening performance by the String Chamber Orchestra OYO (Our Youth Orchestra) and the Icarus Ensemble, featuring sacred and popular music by Béla Bartók, Alberto Caprioli, Francesco Filidei, Vahid Eftekhar Hosseini, Franz Liszt, Massimiliano Messieri, Riccardo Nova and Luigi Sammarchi. Note the title and venue: Proiezioni sacre e popolari, Teatro San Leonardo, 7.30 pm.
The second day of the symposium (Saturday, 14 December) returns to the Istituto Liszt with a roundtable discussion at 11 am, where our team of experts will exchange and examine themes and issues that came out of their talks in more detail, and this will also be open to audience participation. On the afternoon of the same day at 5.30 pm the symposium moves to the Goethe Zentrum for the concluding concert, amply titled ‘Liszt the Visionary: New Expressions between Diaspora and Empires’ (Liszt visionario: nuove espressioni fra le diaspore e gli imperi), where Igor Polesitski (violin/viola), Jeffrey Thickman (piano), Jamal Ouassini (violin), Vangelis Mercouris (lute and voice), & Klezmerata fiorentina present Liszt in connection with Ottoman music and Klezmer.
We hope you will find this programme of talks and concerts as exciting as we do, and look forward to seeing you there.
Shay Loya