Transculturazione e analisi musicale
Dott. Shay Loya , City St George’s, Università di Londra
Il dottor Shay Loya è Senior Lecturer of Music presso la City University of London, dove insegna teoria e analisi musicale e dirige il programma BMus. È membro del consiglio di amministrazione della rivista Music Analysis, dove è stato membro del comitato e in seguito direttore, della SMA nel periodo 2011-2020. La sua ricerca unisce l’analisi musicale con i temi del nazionalismo, del cosmopolitismo, dell’esoticismo e della transculturazione nel XIX secolo, con particolare attenzione alla musica di Franz Liszt. È di prossima pubblicazione un capitolo sull’antisemitismo nel libro Des Bohémiens di Liszt; attualmente sta lavorando a una nuova monografia dal titolo provvisorio Liszt’s Late Style(s), che offre nuove e diverse prospettive estetiche e analitiche sull’affascinante opera tarda del compositore.
Dr Shay Loya is a Senior Lecturer of Music at City,
University of London, where he teaches music theory and analysis and directs
the BMus programme. He is a board member of the journal Music Analysis and
was a committee member and then a trustee of the SMA in 2011-2020.
His research combines music analysis with issues of nineteenth-century
nationalism, cosmopolitanism, exoticism and transculturation, with a particular
focus on the music of Franz Liszt. A chapter on anti-Semitism in Liszt’s
book Des Bohémiens is forthcoming, and he is currently
also working on a new monograph provisionally entitled Liszt’s Late
Style(s), which offers new and diverse aesthetic and analytical
perspectives on the composer’s fascinating late oeuvre.
Abstract
“Transculturazione”, termine coniato da Fernando Ortiz nel 1940, riguarda la convergenza di culture e il conseguente emergere di nuove. Partendo da una spiegazione generale di questo termine e distinguendolo da alcuni possibili sinonimi, il discorso sposta rapidamente l’attenzione sulla relazione ambigua e scivolosa – nell’arte e nella musica – tra rappresentazioni identitarie ed evoluzioni concrete e materiali. Come sosterrò, le ideologie nazionaliste e le mode esotiche sono state importanti motori della transculturazione nel “lungo diciannovesimo secolo”, ma la transculturazione effettiva è un fenomeno di diversa entità, difficile da studiare e ancora più difficile da comunicare in modo lineare e accessibile. Questo avviene perché la transculturazione in musica essenzialmente riguarda sottili cambiamenti nelle norme stilistiche e artistiche, le quali richiedono sia una lettura critica della storia, che un affinamento degli strumenti più specialistici dell’analisi musicale. Questo intreccio di competenze è problematico nella nostra epoca di specializzazioni accademiche. La disciplina musicale-analitica raramente si occupa di transculturazione, e d’altra parte gli studi postcoloniali raramente contengono analisi musicali.
Quindi, come può essere analizzata la transculturazione musicale ? Perché dovrebbe essere analizzata? E, se è importante, come può un’analisi così specializzata raggiungere e diventare significativa per un pubblico più vasto, al di là di una piccola comunità di esperti ? Per rispondere a queste domande in un breve lasso di tempo, offrirò e discuterò alcuni piccoli casi esemplari. Da Gluck, attraversando Liszt, fino a Stravinsky, questi esempi si concentrano sul tema della rappresentazione della “barbarie” e sul concomitante emergere di nuove estetiche e tecniche minimaliste nel “lungo diciannovesimo secolo”.
Transculturation and Music Analysis
Dr Shay Loya, City St George’s, University of London
Abstract
‘Transculturation’, coined by Fernando Ortiz in 1940, is about the convergence of cultures and emergence of new ones. Starting from a broad explanation of this term, and its distinction from some synonyms, the talk swiftly turns its attention to the slippery relationship in art and music between representation of identity and material change. As I will argue, nationalist ideologies and exoticist fashions have been important drivers of transculturation in the long Nineteenth-Century, but transculturation itself is a separate phenomenon that is harder to study, and harder still to communicate in an accessible way. This is because transculturation in music is essentially about subtle changes in stylistic and artistic norms that require both a critical reading of history and the more specialised tools of music analysis. The combination is problematic in our era of academic specialisations. The musical-analytical discipline rarely concerns itself with questions of transculturation, and postcolonial studies rarely contain music analysis.
So how can musical transculturation be analysed? Why should it be analysed? And it matters, then how can such a specialised analysis reach and become meaningful to a wider public, beyond a small community of cognoscenti? To answer those questions in a short space of time, I offer a few bite-size case studies. From Gluck through Liszt to Stravinsky, these examples focus on the representation of ‘barbarism’ and the concomitant emergence of new aesthetics and techniques of minimalism in the long Nineteenth Century.