Già nel titolo, I Modi della polifonia vocale classica descritti secondo le fonti evidenzia la propria impostazione storicistica. Dichiarato intento dell’autore è infatti di guidare lo studioso a comprendere il significato dei modi ecclesiastici nella produzione di opere a più voci del Cinquecento, alla luce non delle posteriori esperienze compositive, ma delle conoscenze proprie dei musicisti dell’epoca. Per questo motivo, intenzionalmente elude le numerose speculazioni dei teorici di età illuminista e romantica, estimatori i primi del principio secondo cui i modi gregoriani rappresenterebbero una preparazione alle moderne gamme tonali – uniche razionalmente valide perché derivate dalla natura – i secondi dell’idea che l’antica modalità, pur costituendo un organismo compiuto con proprie regole, raggiunge comunque un ulteriore grado di sviluppo con l’avvento della polifonia. L’esigenza di rimuovere dall’indagine ogni contaminazione più o mena diretta con la contemporaneità è rafforzata dal riscontro di evidenti discordanze tra il pensiero del passato, così come espresso da numerosi trattatisti, e la sua ricostruzione ad opera dei teorici del XVIII e XIX secolo. Si osserva infatti che, sebbene la distinzione tra modi autentici e plagali in polifonia risulti ancora marcatamente evidenziata dalla trattatistica cinquecentesca, a distanza di 200-250 anni viene ritenuta priva di significato pratico. Ugualmente sminuito dalla posteriore critica appare il rapporto tra testo e musica, esplicitato attraverso l’osservazione di locali corrispondenze più o meno ricorrenti, che tuttavia vengono considerate di per sé e non in quanto effetto di precise scelte compositive.
Edizione rivista, con bibliografia aggiornata, di Alberto Magnolfi.