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Da un punto di vista strettamente biografico gli “anni di pellegrinaggio” di Liszt vanno dalla nascita alla morte dal momento che lui stesso definì la sua vita “…un lungo errare del sentimento d’amore”.
In un senso più legato alla sua stagione dei viaggi europei, gli “anni di pellegrinaggio” si collocano fra la partenza da Parigi con Marie nella primavera del 1835 e l’insediamento a Weimar circa dieci anni dopo con Carolyne zu Sayn-Wittgenstein.
I brani nati durante il viaggio in Svizzera e rapsodicamente composti negli anni successivi confluiscono prima nell’Album d’un voyager e quindi, in parte rimaneggiati, andranno a formare il primo volume delle Années de Pèlerinage: le fonti d’ispirazione sono impressioni della natura o luoghi caratteristici, la musica nasce dall’immagine interiore del musicista. Del secondo volume delle Années, Italie, andranno a far parte due brani scritti in Italia e legati all’arte: Sposalizio, ispirato dallo Sposalizio della Vergine di Raffaello di Brera, e il Penseroso, dal Michelangelo di San Lorenzo in Firenze. Nell’ambito del repertorio legato all’opera, si ritrovano l’Hexaméron (variazioni su Suoni la tromba e intrepido da I Puritani di Bellini) e le Réminiscences des Puritains de Bellini e nell’ambito degli studi la prima versione degli Études d’exécution transcendante d’après Paganini. Il procedere di Liszt verso una scrittura pianistica non più legata a una forma precostituita e di personale forte fisionomia si configura in Italia nelle prime fasi dell’elaborazione della sua Sonata Dante.
Tutto il repertorio, che ha dimensioni davvero impressionanti se si pensa al complesso intrecciarsi di vita intima e di vita mondana che Liszt condusse in questi due anni, venne poi ripreso e profondamente rimaneggiato negli anni del più intenso concertismo e specialmente durante il successivo soggiorno a Weimar.
Ciò che colpisce immediatamente in questo repertorio è la scarsa presenza del genere tanto amato negli anni precedenti e più spesso eseguito durante questi anni: le variazioni, parafrasi, fantasie sui temi d’opera di altri autori si riducono a due soli pezzi.
Al primo periodo milanese, risalgono le variazioni dell’Hexaméron (anche queste, come le più celebri pagine sul duetto de I Puritani, dedicate alla principessa Cristina di Belgiojoso) e le Réminiscences de Lucia de Lammermoor composte poco prima della partenza. Nell’ambito degli Studi, durante i viaggio in Italia nasce la versione intermedia, la più virtuosistica dei Douze Grandes Études e e la prima versione dei Six études d’exécution trascendante d’après Paganini. Entrambe le collane furono in seguito profondamente rimaneggiate, tuttavia come forma compositiva quella dello Studio non è fra le più rappresentative nel catalogo lisztiano, come invece si deve dire per Chopin. Benché anche gli Studi di Liszt si affranchino dagli obblighi di un utilizzo didattico nella scuola, tuttavia non emergono per caratteri originali, anche perché la presenza del modello paganiniano è predominante.
I brani nati già durante il viaggio in Svizzera e rapsodicamente composti negli anni successivi, confluiscono prima nell’Album d’un voyageur, indi vengono, in parte, rimaneggiati e vanno a formare il primo volume delle Années de pelèrinage. Le fonti d’ispirazione sono impressioni della natura o luoghi per qualche ragione caratteristici, ma ciò che più colpisce è l’assenza di forme prestabilite: in questi brani la musica nasce direttamente dall’immagine interiore del musicista. Più legati al genere delle variazioni sono invece i brani su melodie caratteristiche, come, ma non solo, i Ranz des vaches e i Ranz des chèvres, che però non vengono ripresi nel primo volume delle Années de pèlerinage. Del secondo volume delle Années, Italie andranno invece a far parte due brani scritti durante il primo viaggio in Italia, Sposalizio e Il Penseroso, nati dall’emozione trasformata in musica di fronte a capolavori artistici del nostro paese.
Con questi brani Liszt si lascia alle spalle lo stile compositivo degli anni precedenti e va decisamente ad imprimere una propria fisionomia artistica al brano pianistico: non più legato a un materiale precedente in forma di variazione, non più legato ad una forma precostituita. Lo stesso e con una maggior sottolineatura si deve dire della Sonata Dante, che in Italia vede soltanto le prime fasi della sua elaborazione e che – nonostante il titolo – si allontana decisamente dal modello classico della sonata, intraprendendo coraggiosamente un cammino già iniziato da Beethoven per il superamento degli schemi precedenti, come lascia capire il sotto-titolo: Sonata quasi una Fantasia.