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Nel 1822 la carriera teatrale di Gioacchino Rossini era ormai all’apice: in quell’anno Domenico Barbaja, il grande impresario che era già stato complice dei suoi trionfi napoletani e milanesi, chiama Rossini a Vienna per dirigere Cenerentola e Zelmira. In una serata organizzata nella residenza del cancelliere di Stato Metternich il compositore Pesarese ascolta un giovane promettente pianista di undici anni, un certo Franz Liszt che gli desta immediata grande impressione. Nonostante i quasi vent’anni di differenza, in questo primo incontro si posero le basi di un rapporto amicale lungo, duraturo e sempre improntato alla massima cordialità e stima reciproca oltre che all’ammirazione artistica. Liszt e Rossini si sarebbero frequentati per tutta la vita sia personalmente che epistolarmente.
Ma chi era e da dove veniva quel giovane prodigio pianistico? La famiglia d’origine di Liszt era ungherese, appartenente però alla minoranza di lingua tedesca – la grafia originale List alla tedesca del cognome sarebbe stata cambiata nella forma ungherese Liszt – e gravitava attorno all’amministrazione della famiglia Esterházy. Il padre di Franz, Adam, era entrato diciannovenne nell’ordine francescano e solo dopo il fallimento della sua carriera ecclesiastica avrebbe intrapreso studi universitari filosofici, abbandonati poi per motivi economici, entrando in seguito al servizio degli Esterházy. Molti componenti della famiglia mostravano spiccate doti musicali e in particolare Adam era un appassionato pianista e aveva suonato il violoncello nell’orchestra estiva degli Esterházy diretta prima da Haydn e successivamente da Hummel. Ad Eisenstadt aveva potuto incontrare numerosi musicisti, tra gli altri Cherubini e Beethoven. Adam, che si dedicava anche alla composizione, aveva introdotto molto presto il piccolo Franz, un nome probabilmente legato alla sua esperienza francescana, allo studio del pianoforte, strumento verso il quale dimostrava una notevole attitudine in virtù anche di una conformazione della mano particolarmente felice. Le prime esibizioni del giovanissimo Franz non erano passate inosservate, e grazie a finanziamenti privati Adam poté spostarsi a Vienna con la famiglia perché il figlio studiasse con Antonio Salieri e Carl Czerny, il famoso didatta di pianoforte allievo di Beethoven, avendo modo, con ogni probabilità, di entrare in contatto con Schubert.
Le cronache ci hanno lasciato scarne notizie della serata viennese presso la residenza di Metternich di cui abbiamo contezza soprattutto attraverso una tarda lettera di Rossini. Qualcosa di più sappiamo degli incontri che separatamente Rossini e Liszt ebbero con Beethoven (sulla veridicità dell’incontro e del bacio dato da Beethoven a Liszt rimangono certo dei dubbi…). Comunque sia andata, non rimarremmo certo stupiti se scoprissimo che il rapido trasferimento della famiglia Liszt a Parigi, avvenuto l’anno successivo per imprimere una ulteriore svolta agli studi musicali del giovane Franz, fosse stato promosso proprio da Rossini. Un’impressiva testimonianza del soggiorno viennese del Pesarese in questo fatidico 1822 è dato dai vividi ritratti di Rossini e di Metternich eseguiti da Friedrich Lieder.