Dopo l’incontro con il capolavoro di Douglas Sirk Secondo amore (1955) vi proponiamo un nuovo e ineludibile capolavoro della storia del cinema, imperniato su Lola Montès, figura travolgente di passionale artista e avventuriera dell’Ottocento, narrata con lo sguardo imprevedibile, personale, simbolico, di straordinaria creatività visiva di un gigante del cinema come Max Ophüls. La storia d’amore e di rispecchiamento di vita d’artista di Lola con Franz Liszt (che si muove attorno al 1844) apre il film come un manifesto: tutta l’opera, nella sua narrazione surreale e simbolica ma anche fortemente legata alla storia della protagonista, è una grande, colorata, orgogliosa e dolente riflessione sulla libertà dell’artista, sulle sue scelte “senza rete” (e questo riferimento è ben più di una metafora) e sul prezzo da pagare. Ed è Liszt, nella sua funzione di iniziale “catalizzatore” delle scelte di libertà – e di libertà d’amare – di Lola, a impersonificare la determinazione consapevole e il “dover essere” di libertà dell’artista, sia della protagonista, ma anche del regista, di Max Ophüls, che in questa sua opera estrema pagò un alto prezzo per la sua “libertà d’autore”. (Emanuela Marcante)
Tre grandi film per dialogare nel profondo con Liszt :All that heaven allows di Douglas Sirk e Lola Montes di Max Ophüls (entrambi del 1955) sono opere straordinariamente significative per i loro autori/icone della storia del cinema, girate in Cinemascope tra immagini, simboli, musiche e colori come Leitmotive… Sirk e Ophüls sono due grandi registi che evocano Liszt come dato di riferimento di cultura e costume (e psicoanalisi) in film fortemente in dialogo con il loro tempo, scegliendo il musicista ungherese come “evocazione psicologica” attraverso il tema della Consolazione n.3 in Re bemolle maggiore da parte di Sirk o mettendolo in scena come personaggio ugualmente reale e simbolico nel film “francese” di Ophüls (interpretato da Willi Quadflieg, attore profondamente tedesco per storia e tradizione culturale). Sono film/emblemi della grandezza dello specifico cinematografico e psicologico e del messaggio umano ed artistico dei due registi in cui la musica di Liszt e il personaggio/simbolo Liszt sono evocazione del “desiderio d’amore” e di libertà fuori dagli schemi sociali e della sfida/dramma/scelta che questo comporta. Il terzo film Grazie per la cioccolata di Claude Chabrol (2000), con una ipnotica Isabelle Huppert a tessere la ragnatela degli eventi e del loro precipitare, risuona di Funérailles di Liszt, sia nelle mani del grande pianista André che in quelle della giovane Jeanne e nello svelarsi man mano di una storia di relazioni, di desideri e segni che cresce in tensione con sfumature hitchcockiane, fino allo scioglimento finale. Con Liszt a ipnotizzarci nell’intenso momento centrale della lezione di pianoforte di André a Jeanne e nell’evocazione di Claudio Arrau.
Grazie per la cioccolata – Merci pour le chocolat (2000)
di Claude Chabrol con Isabelle Huppert e Jacques Dutronc
Tre grandi film per dialogare nel profondo con Liszt :All that heaven allows di Douglas Sirk e Lola Montes di Max Ophüls (entrambi del 1955) sono opere straordinariamente significative per i loro autori/icone della storia del cinema, girate in Cinemascope tra immagini, simboli, musiche e colori come Leitmotive… Sirk e Ophüls sono due grandi registi che evocano Liszt come dato di riferimento di cultura e costume (e psicoanalisi) in film fortemente in dialogo con il loro tempo, scegliendo il musicista ungherese come “evocazione psicologica” attraverso il tema della Consolazione n.3 in Re bemolle maggiore da parte di Sirk o mettendolo in scena come personaggio ugualmente reale e simbolico nel film “francese” di Ophüls (interpretato da Willi Quadflieg, attore profondamente tedesco per storia e tradizione culturale).
Sono film/emblemi della grandezza dello specifico cinematografico e psicologico e del messaggio umano ed artistico dei due registi in cui la musica di Liszt e il personaggio/simbolo Liszt sono evocazione del “desiderio d’amore” e di libertà fuori dagli schemi sociali e della sfida/dramma/scelta che questo comporta.
Il terzo filmGrazie per la cioccolata di Claude Chabrol (2000), con una ipnotica Isabelle Huppert a tessere la ragnatela degli eventi e del loro precipitare, risuona di Funérailles di Liszt, sia nelle mani del grande pianista André che in quelle della giovane Jeanne e nello svelarsi man mano di una storia di relazioni, di desideri e segni che cresce in tensione con sfumature hitchcockiane, fino allo scioglimento finale. Con Liszt a ipnotizzarci nell’intenso momento centrale della lezione di pianoforte di André a Jeanne e nell’evocazione di Claudio Arrau.
Sonata per violoncello e pianoforte n. 3 in la maggiore, op. 69
Allegro ma non tanto Scherzo. Allegro molto (la minore) Adagio cantabile (mi maggiore) – Allegro vivace
Franz Liszt (1811-1886)
Romance Oublièe S. 132 Trascrizione per violoncello e pianoforte Andante malinconico
La lugubre gondola S. 134 Seconda versione – Trascrizione per violoncello e pianoforte
Die Zelle in Nonnenwerth, S 382 Trascrizione per violino o violoncello e pianoforte
Robert Schumann (1810-1856)
Fantasiestücke op. 73
Zart und mit Ausdruck (la minore) Lebhaft, leicht (la maggiore – fa maggiore – la maggiore) Rasch, mit Feuer (la maggiore – la minore – la maggiore)
Ferruccio Busoni (1866-1924)
Kultaselle Dieci variazioni su un canto popolare finnico per violoncello e pianoforte
Il concerto si apre con la Terza Sonata per violoncello e pianoforte op. 69 di L.v. Beethoven, un vero e proprio monumento a questa formazione cameristica. Scritta tra il 1807 ed il 1808 e contemporanea della Quinta e della Sesta sinfonia, sfrutta al meglio tutte le potenzialità liriche ed espressive dei due strumenti, con sonorità morbide e luminose bilanciate da momenti di carattere “eroico”, tipico della produzione centrale del compositore tedesco. Si prosegue poi con tre composizioni affascinanti e suggestive dalla tarda produzione lisztiana, realizzate tra il 1880 ed il 1882 negli ultimi anni di vita del compositore ungherese: dal lirismo misterioso e nostalgico della Romance Oublièe, alle visionarie Lugubre gondola e Die Zelle in Nonnenwerth. Seguono i Fantasiestücke op. 73 di Robert Schumann, tre movimenti legati da richiami tematici che tracciano un percorso unitario che accelera progressivamente il tempo e accresce la tensione. Dal lirismo nostalgico iniziale si passa così alla maggiore agitazione della sezione centrale, e poi allo slancio conclusivo, anche se temperato da momenti più intimistici. Chiude il concerto Kultaselle («alla persona amata» in finnico), un tema e variazioni di Ferruccio Busoni su un canto popolare finlandese dal carattere malinconico e lirico, con suggestive atmosfere esotiche, dal finale appassionato e travolgente.
Guido Pianigiani inizia gli studi di violoncello all’età di 10 anni nel principato di Monaco presso l’Académie de musique “Prince Rainier III” sotto la guida del M. Frédéric Audibert. Durante il percorso di studi monegasco riceve annualmente premi e riconoscimenti al merito dal comune di Monaco. Termina il “terzo ciclo” di studi nel 2017, anno in cui viene ammesso al conservatorio “Niccolò Paganini” di Genova, dove continua gli studi con i M. Paolo Ognissanti e Filippo Burchietti. Conclude gli studi del triennio presso il conservatorio “Cherubini” di Firenze con il M. Lucio Labella Danzi, ottenendo i diploma accademico di primo livello con il massimo dei voti e con lode. Attualmente prosegue il percorso di studi presso il conservatorio fiorentino al fine di ottenere il diploma accademico di secondo livello sotto la guida del M. Vittorio Ceccanti. Suona con l’orchestra dell’Académie a Monaco e in Francia. Viene scelto tra alcuni allievi del Conservatorio monegasco per suonare in collaborazione con l’Orchestra Filarmonica di Montecarlo in diverse produzioni operistiche e sinfoniche. Partecipa in seguito a produzioni sinfoniche presso il cantiere d’arte di Montepulciano, oltre che a Trapani con l’orchestra del “Luglio Musicale Trapanese” e a Sanremo, con l’omonima orchestra sinfonica. A Firenze fa stabilmente parte delle orchestre “Toscana classica” e “Orchestra da camera fiorentina”. Partecipa come solista alle attività del “Florence cello ensemble”, con cui nel 2021 prende parte alla prestigiosa stagione cameristica dell’Accademia Filarmonica di Bologna eseguendo opere del compositore Adriano Guarnieri in prima esecuzione assoluta.
Leonardo Ruggiero studia al Conservatorio “L. Cherubini” di Firenze con Giovanna Prestia e Giampaolo Nuti, conseguendo il diploma accademico di II livello con il massimo dei voti, lode e menzione d’onore. Attualmente amplia la sua formazione frequentando il biennio di Musica da Camera con la professoressa Daniela De Santis. Segue masterclass con musicisti di fama internazionale, ed ottiene premi e riconoscimenti in numerosi concorsi pianistici nazionali. Dal 2018 realizza, in collaborazione con il Comune di San Casciano in Val di Pesa, una stagione a cadenza annuale di lezioni-concerto per la divulgazione musicale. Nel 2021 vince la borsa di studio “Erik Torricelli”. Nell’ a.a. 2021/2022 viene ammesso come studente Erasmus alla Hochschule für Musik und Theater “Felix Mendelssohn Bartoldy” di Lipsia nella classe del prof. Alexander Meinel. Da dicembre 2022 suona in duo con il violoncellista Guido Pianigiani. Nel 2023 viene selezionato per il progetto “Attraverso I Suoni”, che lo vedrà esibirsi numerose volte in ambito regionale e nazionale, ottiene il primo premio assoluto al Concorso “Riviera della Versilia 2023” e si classifica terzo al Premio “Riccardo Cerocchi” dedicato alla musica contemporanea. A novembre 2023 ha suonato il Concerto per pianoforte ed orchestra n. 2 op. 18 di Sergej Rachmaninov con l’orchestra Cupiditas.
Domenica 24 ottobre 2021 (h 17.30; h 21) Teatro del Baraccano, via del Baraccano 2, Bologna Co-produzione con il Respighi Project Respighi Suite Orchestra del Baraccano Giambattista Giocoli, direttore
Ingresso a pagamento (biglietto € 15, ridotto € 10)
Chiesa di Santa Maria della Vita Via Clavature 8/10, Bologna ore 16
Nell’ambito della mostra “Il Dante di Wolfango” Calogero Di Liberto, pianoforte Ensemble vocale femminile Giardino delle Arti Simone Zuccatti, direttore