Archivio per la categoria ‘XXVII STAGIONE 2023-2024’

Domenica 15 ottobre 2023

RAPSODIE PARALLELE: PARAFRASI A PLETTRO PER LISZT

Domenica 15 ottobre 2023, ore 17
Biblioteca della Chiesa di San Francesco
Piazza San Francesco, Bologna

Quintetto Galanterie a plettri

Mauro Squillante, mandolino direzione
Anna Rita Addessi, mandolino
Pietro Marchese, mandola
Monica Paolini, chitarra
Nicola Baroni, violoncello

In collaborazione con il Dipartimento
di Scienze dell’Educazione, Università di Bologna
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Sabato 18 e domenica 19 novembre 2023

MUSICA E STRUMENTI POPOLARI UNGHERESI

Sabato 18 novembre 2023, ore 17
Domenica 19 novembre 2023
, ore17
Fondazione Istituto Liszt
Via A. Righi 30, Bologna

Ferenc Gulyás, strumenti popolari ungheresi

Per la rassegna
Liszt Musicista nel Futuro
Nell’ambito della XXVII Stagione Musicale 2023-2024

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Domenica 3 dicembre 2023

POESIA E MUSICHE

Domenica 3 dicembre 2023, ore 17
Fondazione Istituto Liszt
Via A. Righi 30, Bologna

Maurizio Leoni, baritono
Roberto Calidori, pianoforte e voce recitante

PROGRAMMA

Su testi di JOHANN WOLFGANG VON GOETHE (1749-1832):

FRANZ SCHUBERT (1797-1828)
FRANZ LISZT (1811-1886)
Der König in Thule, D 367
Es war ein König in Thule, 2a versione S 278/2

F. SCHUBERT
F. LISZT
Die Liebe (Freudvoll und Leidvoll), D 210
Freudvoll und Leidvoll, 3a versione S 280/2

F. SCHUBERT

F. LISZT
Wandrers Nachtlied (Der du von dem Himmel bist), D 224
Der du von dem Himmel bist, 3a versione S 279/3

F. SCHUBERT
ROBERT SCHUMANN (1810-1856)
F. LISZT
Wer nie sein Brot mit Tränen aß, D 480
Wer nie sein Brot mit Tränen aß, Op. 98 n. 4
Wer nie sein Brod mit Tränen aß, 2a versione, S 297/2

F. SCHUBERT Erlkönig, D 328

F. SCHUBERT Moment musical, D 780 n. 2 (pianoforte solo)

Su testi di HEINRICH HEINE (1797-1856):
R. SCHUMANN
F. LISZT
Du bist wie eine Blume, Op. 25 n. 24
Du bist wie eine Blume, 2a versione S 287/2

R. SCHUMANN
F. LISZT
Morgens steh ich auf und frage, Op. 24 n. 1
Morgens steh ich auf und frage, 2a versione S 290/2

R. SCHUMANN
F. LISZT
Im Rhein, im heiligen Strome, Op. 48 n. 6
Im Rhein, im schönen Strome, 2a versione S 272/2

Su testo di FRIEDRICH RÜCKERT (1788-1866):
R. SCHUMANNWidmung, Op. 25 n. 1

R. SCHUMANNFantasiestück, Op. 111 n. 2 (pianoforte solo)

Su testo di NIKOLAS LENAU (1802-1850):
F. LISZT Die drei Zigeuner, S 383


Il programma pone a confronto alcuni Lieder di Liszt con altri di Schubert e Schumann sugli stessi testi poetici di Goethe e di Heine. Liszt selezionava i testi da musicare in modo rapsodico ed estemporaneo, spesso su suggerimento altrui, ma non è escluso che le prove dei due grandi liederisti sugli stessi testi gli avessero dettato queste scelte poetiche. Così pure non è escluso che Liszt vi avesse fatto qualche riferimento nell’atto di comporre le sue versioni, vuoi come fonte d’ispirazione, vuoi come omaggio affettuoso; e ciò persino in Wer nie sein Brot, unico confronto a tre del programma, in cui l’avveniristica e visionaria 2a versione di Liszt appare a distanza siderale dai predecessori. Lasciamo all’uditorio il piacere di trarre le proprie impressioni, e formarsi le proprie idee al proposito, dal confronto diretto e ravvicinato delle diverse intonazioni: infatti il programma si dipana raggruppando i brani non, come d’uso, per autori delle musiche, bensì per singoli testi poetici. Liszt ben conosceva la produzione liederistica di Schubert e di Schumann, da cui trasse rispettivamente 58 e 12 trascrizioni per pianoforte solo. Il programma comprende anche due Lieder da cui Liszt avrebbe poi tratto sue trascrizioni senza musicarne a sua volta i testi: Erlkönig di Schubert e Widmung di Schumann (che cita l’Ave Maria di Schubert nel postludio pianistico). Diversamente dalle parafrasi operistiche, nelle quali Liszt diede più libero sfogo alla fantasia, le sue trascrizioni si mantengono abbastanza fedeli al Lied originario: sarebbe perciò ripetitivo e ridondante accostarvele, e a questi due Lieder si è preferito affiancare due brani pianistici dei rispettivi autori, nei quali Schumann sembra riecheggiare il clima espressivo di Schubert. Ci è piaciuto concludere  il programma con un Lied di Liszt estraneo ai due grandi predecessori, Die drei Zigeuner, come metafora delle trasmigrazioni di idee musicali poi soggette alla rielaborazione personale di ogni compositore.  

(Roberto Calidori)

MAURIZIO LEONI, bolognese eclettico, diplomato al Conservatorio di Bologna e Maestro Accademico con Lode all’Accademia Filarmonica Bolognese per indole ha approfondito e frequentato diversi ambiti della musica classica vocale: ha vinto il 1° Premio assoluto al Concorso “Caravita” di Musica da Camera esibendosi in svariati concerti liederistici, oratoriali  e sinfonici in tutta Italia – dalla Sala Verdi a Milano a Santa Cecilia a Roma – ed è componente stabile di 3 formazioni da camera come il Notschibikitschi Ensemble (tre voci e tre clarinetti). Ha al suo attivo 14 Prime assolute nell’ambito dell’opera contemporanea – GESUALDO CONSIDERED AS A MURDER di L. Francesconi ad es. – e diverse esperienze nella produzione del ‘900: IL PRIGIONIERO col M° Pesko  di L. Dallapiccola al Teatro Massimo di Catania, MARE NOSTRUM di e con il M. Kagel alla Biennale di Venezia e presso il Teatro Colon di Buenos Aires. Di rilevanza   EIGHT SONGS FOR A MAD KNG di Peter Maxwell Davis al Teatro Verdi di Sassari, Amiata Piano Festival e Auditorium Sole 24 ore di Milano. Molti i ruoli operistici debuttati:  da LEPORELLO  col M° Malgoire  a  MARCELLO  e SCHAUNARD col M° Renzetti, da GUGLIELMO del Così fan tutte a SCARPIA col M° Panni a Lecce, da FIGARO ne il Barbiere di Siviglia a RIGOLETTO col M° Agiman, GIORGIO GERMONT in Traviata, GIANNI in Gianni Schicchi in diversi Teatri italiani (Regio di Torino, Opera di Roma, La Fenice, Comunale a Bologna) ed esteri (Operà Comique di Parigi, Bunka Kaikan di Tokyo).
Infine, ma non per finire, ha svolto,  da una parte anche attività d’attore: VESPONE, mimo della Serva Padrona,  Bure Baruta al Teatrto2 di Parma o un “classico” Goldoni ne “L’Impresario delle Smirne”  per il Teatro Stabile di Torino; e dall’altra di regista : Il Maestro di Scuola di Telemann (per il quale ha anche fatto la traduzione ritmica) al Verdi di Pisa, La Zingara di da Capua al Festival di Narni e Don Giovanni di V. Righini al Belcanto Festival di Dordrecht (Olanda).

ROBERTO CALIDORI si è diplomato in pianoforte al Conservatorio di Bologna sotto la guida di Pia Bonfanti; presso lo stesso Istituto ha poi conseguito i diplomi in Musica corale e direzione di coro, Strumentazione per banda, Composizione, Clavicembalo (col massimo dei voti) e di secondo livello in Clavicembalo (con lode e menzione d’onore). Si è perfezionato in Composizione all’Accademia Chigiana di Siena. Ha conseguito la laurea quadriennale in Discipline della Musica all’Università di Bologna. Ha seguito corsi di numerosi importanti maestri, tra i quali figura di riferimento è stata Emilia Fadini. Sul repertorio liederistico si è perfezionato con Erik Werba ed Irwin Gage. Con varie tastiere (pianoforte, clavicembalo, clavicordo e fortepiano) ha svolto attività concertistica come solista e in formazioni cameristiche, riscuotendo consensi di pubblico e di critica (tra cui sulla rivista “Piano Time”). Sue composizioni sono state eseguite. Ha collaborato come pianista accompagnatore al Centro di formazione professionale per Artisti del coro del Teatro Comunale di Bologna. Ha tenuto seminari sul contrappunto rinascimentale presso l’Università di Ferrara. Ha insegnato “Lettura della partitura” presso i Conservatori di Rovigo, Potenza e infine, per circa tre decenni, Ferrara.

Johann Wolfgang von Goethe

Der König in Thule

Johann Wolfgang von Goethe

Die Liebe

Es war ein König in Thule
Gar treu bis an das Grab,
Dem sterbend seine Buhle
Einen goldnen Becher gab.

Es ging ihm nichts darüber,
Er leert' ihn jeden Schmaus;
Die Augen gingen ihm über,
So oft er trank daraus.

Und als er kam zu sterben,
Zählt' er seine Städt' im Reich,
Gönnt' alles seinem Erben,
Den Becher nicht zugleich.

Er saß beim Königsmahle,
Die Ritter um ihn her,
Auf hohem Vätersaale,
Dort auf dem Schloß am Meer.

Dort stand der alte Zecher,
Trank letzte Lebensgluth,
Und warf den heil'gen Becher
Hinunter in die Fluth.

Er sah ihn stürzen, trinken,
Und sinken tief ins Meer.
Die Augen täten ihm sinken;
Trank nie einen Tropfen mehr.

Freudvoll
Und leidvoll,
Gedankenvoll seyn;
Langen
Und bangen
In schwebender Pein;
Himmelhoch jauchzend
Zum Tode betrübt;
Glücklich allein
Ist die Seele, die liebt.

Johann Wolfgang von Goethe

Wandrers Nachtlied


Johann Wolfgang von Goethe

Wer nie sein Brod mit Thränen aß


Der du von dem Himmel bist,
Alles Leid und Schmerzen stillest,
Den, der doppelt elend ist,
Doppelt mit Erquickung füllest,
Ach ich bin des Treibens müde!
Was soll all der Schmerz und Lust?
Süßer Friede,

Komm, ach komm in meine Brust!
Wer nie sein Brod mit Thränen aß,
Wer nie die kummervollen Nächte
Auf seinem Bette weinend saß,
Der kennt euch nicht, ihr himmlischen Mächte!

Ihr führt ins Leben uns hinein,
Ihr laßt den Armen schuldig werden,
Dann überlaßt ihr ihn der Pein:
Denn alle Schuld rächt sich auf Erden.

Johann Wolfgang von Goethe

Erlkönig
Heinrich Heine

Du bist wie eine Blume

Wer reitet so spät durch Nacht und Wind?
Es ist der Vater mit seinem Kind;
Er hat den Knaben wohl in dem Arm,
Er faßt ihn sicher, er hält ihn warm.

Mein Sohn, was birgst du so bang dein Gesicht? -
Siehst, Vater, du den Erlkönig nicht?
Den Erlenkönig mit Kron' und Schweif?
Mein Sohn, es ist ein Nebelstreif. -

»Du liebes Kind, komm, geh mit mir!
Gar schöne Spiele spiel' ich mit dir;
Manch' bunte Blumen sind an dem Strand;
Meine Mutter hat manch' gülden Gewand.«


Mein Vater, mein Vater, und hörest du nicht,
Was Erlenkönig mir leise verspricht? -
Sey ruhig, bleibe ruhig, mein Kind;
In dürren Blättern säuselt der Wind. -

»Willst, feiner Knabe, du mit mir gehn?
Meine Töchter sollen dich warten schön;
Meine Töchter führen den nächtlichen Reihn,
Und wiegen und tanzen und singen dich ein.«

Mein Vater, mein Vater, und siehst du nicht dort
Erlkönigs Töchter am düstern Ort? -
Mein Sohn, mein Sohn, ich seh' es genau;
Es scheinen die alten Weiden so grau. -

»Ich liebe dich, mich reizt deine schöne Gestalt;
Und bist du nicht willig, so brauch' ich Gewalt.« -
Mein Vater, mein Vater, jetzt faßt er mich an!
Erlkönig hat mir ein Leids gethan! -

Dem Vater grauset's, er reitet geschwind,
Er hält in Armen das ächzende Kind,
Erreicht den Hof mit Mühe und Noth;
In seinen Armen das Kind war todt.
Du bist wie eine Blume
So hold und schön und rein;
Ich schau' dich an, und Wehmut
Schleicht mir ins Herz hinein.

Mir ist, als ob ich die Hände
Aufs Haupt dir legen sollt',
Betend, daß Gott dich erhalte
So rein und schön und hold.
Heinrich Heine

Morgens steh' ich auf
Heinrich Heine

Im Rhein, im schönen Strome

Morgens steh' ich auf und frage:
Kommt feins Liebchen heut?
Abends sink' ich hin und klage:
Aus blieb sie auch heut.

In der Nacht mit meinem Kummer
lieg' ich schlaflos, wach;
träumend, wie im halben Schlummer,
träumend wandle ich bei Tag.
Im Rhein, im heiligne Strohme,
Da spiegelt sich in den Well'n
Mit seinem großen Dome
Das große, heil'ge Köln.

Im Dom da steht ein Bildnis,
Auf goldnem Leder gemalt;
In meines Lebens Wildnis
Hat's freundlich hineingestrahlt.

Es schweben Blumen und Eng'lein
Um unsre liebe Frau;
Die Augen, die Lippen, die Wänglein,
Die gleichen der Liebsten genau.

Friedrich Rückert

Widmung

Nikolaus Lenau

Die drei Zigeuner

Du meine Seele, du mein Herz,
Du meine Wonn', o du mein Schmerz,
Du meine Welt, in der ich lebe,
Mein Himmel du, darein ich schwebe,
O du mein Grab, in das hinab
Ich ewig meinen Kummer gab!
Du bist die Ruh, du bist der Frieden,
Du bist der Himmel, mir beschieden.
Daß du mich liebst, macht mich mir werth,
Dein Blick hat mich vor mir verklärt,
Du hebst mich liebend über mich,
Mein guter Geist, mein beßres Ich!
Drei Zigeuner fand ich einmal
Liegen an einer Weide,
Als mein Fuhrwerk mit müder Qual
Schlich durch sandige Heide.

Hielt der eine für sich allein
In den Händen die Fiedel,
Spielt', umglüht vom Abendschein,
Sich ein feuriges Liedel.

Hielt der zweite die Pfeif' im Mund,
Blickte nach seinem Rauche,
Froh, als ob er vom Erdenrund
Nichts zum Glücke mehr brauche.

Und der dritte behaglich schlief,
Und sein Zymbal am Baum hing;
Über die Saiten der Windhauch lief,
Über sein Herz ein Traum ging.

An den Kleidern trugen die drei
Löcher und bunte Flicken;
Aber sie boten trotzig frei
Spott den Erdengeschicken.

Dreifach haben sie mir gezeigt,
Wenn das Leben uns nachtet,
Wie man's verraucht, verschläft, vergeigt,
Und es dreifach verachtet.

Nach den Zigeunern lang' noch schaun
Mußt ich im Weiterfahren,
Nach den Gesichtern dunkelbraun,
Den schwarzlockigen Haaren.


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Sabato 16 dicembre 2023

LISZT E LE TRADIZIONI POPOLARI FRA ORIENTE E OCCIDENTE

NAZIONALISTA? COSMOPOLITA? TRANSCULTURALE? IL LINGUAGGIO VERBUNKOS DI LISZT RIVISITATO

Sabato 16 dicembre 2023, ore 17
Fondazione Istituto Liszt
Via A. Righi 30, Bologna

Conferenza del Dr Shay Loya
(City, University of London)

Per la rassegna
Liszt Musicista nel Futuro
Nell’ambito della XXVII Stagione Musicale 2023-2024

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Domenica 17 dicembre 2023

TRADIZIONI UNGHERESI NELLA MUSICA DI LISZT

Domenica 17 dicembre 2023, ore 17
Fondazione Istituto Liszt
Via A. Righi 30, Bologna

Gregorio Nardi, pianoforte

Per la rassegna
Liszt Musicista nel Futuro
Nell’ambito della XXVII Stagione Musicale 2023-2024

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Domenica 21 gennaio 2024

IL “CASO” DI STEFANO GOBATTI,
COMPOSITORE DI TEATRO

Il destino singolare e drammatico di un musicista nell’Italia della seconda metà dell’Ottocento, nella Bologna che voleva essere all’avanguardia

Domenica 21 gennaio 2024, ore 17
Museo di San Colombano
Via Parigi 5, Bologna

Uno spettacolo de Il Ruggiero

Narrazioni originali di Emanuela Marcante

Ricerche storiche di Emanuela Marcante Daniele Tonini, Luigi Verdi, Tommaso Zaghini

Ideazione, regia, apparato visivo e ricerca iconografica, video e musiche a cura di Emanuela Marcante e Daniele Tonini

Musiche dalle opere e dalle romanze da camera di Stefano Gobatti con evocazioni musicali da Giuseppe Verdi e Richard Wagner

Daniele Tonini, voce recitante, canto, flauto
Emanuela Marcante, voce recitante, pianoforte

1873: al Teatro Comunale di Bologna va in scena la première dell’opera lirica I Goti di Stefano Gobatti, giovane musicista di buoni maestri musicali, proveniente da Bergantino, piccolo paese del Polesine. È un successo senza precedenti che diventa un caso ‘nazionale’, travolgendo la vita musicale di Bologna, città animata da slanci appassionati verso la musica ‘dell’avvenire’, con un teatro che voleva farsi portavoce delle tendenze artistiche più moderne in anni di grandi trasformazioni politiche e sociali.

È una storia intensa ed emblematica quella di Stefano Gobatti (Bergantino, 1852 – Bologna, 1913), musicista oggi quasi dimenticato, protagonista di uno dei più clamorosi casi di successo, esaltazione e successivo inarrestabile oblìo della storia della musica. La sua vicenda si svolge tra gli ampi scenari delineati da avvenimenti cruciali per la storia di Bologna e dell’Italia, còlta nel momento in cui la nazione – ormai con Roma capitale – si muoveva verso nuovi ideali di modernità.

Stefano Gobatti si muove in un contesto di cui diviene per un momento protagonista importante, in un ambiente musicale ricco e vivace, tra lotte artistiche e commerciali di editori e teatri ma anche tra contrasti politici cittadini e nazionali: uno scenario in cui la sua storia personale diviene anche rappresentativa di un dramma morale tragico, da personaggio di un romanzo di Balzac.

Nello spettacolo Il caso di Stefano Gobatti, compositore di teatro, le sue opere – I Goti, Luce, Cordelia, Massias – e le sue romanze da camera risuonano come testimoni di un mondo musicale sensibile e personale che s’inquadra perfettamente nel contesto di quegli anni… accompagnate da letture, narrazioni, immagini, le idee musicali di Gobatti si manifestano come tasselli di un ampio quadro di rimandi in cui la musica racconta la storia di un’epoca. E in cui Stefano Gobatti, sventurato e romanzesco protagonista, è posto all’attenzione del pubblico nella sua semplice ‘purezza’ e nelle sue idealità umane e artistiche.


Durante lo spettacolo verranno eseguiti i seguenti brani di Stefano Gobatti:

Perché piangi, Romanza op.50, alla Celebre Artista di Canto Signora Erminia Borghi-Mamo, parole di Corrado Pavesi Negri

Ballatella campestre op.52, Tutta ed intera la veridica istoria di “Sor Giuseppe poverino”, parole di G. Rosselmini e G. Barbanti (Poggiopiano, Pisa, ottobre 1891).

In musica (Musica odiosa) op.51, all’Illustre Maestro Cav. Giuseppe Martucci, parole di Lorenzo Stecchetti [Olindo Guerrini]

Autunno, op.100, Romanza per Canto e Pianoforte, parole di Olindo Guerrini [dalla raccolta Postuma]

Per lei scampo più in terra non v’ha… La gente romana prostrata ed inulta, da I Goti, scena e aria di Lausco, atto II

Vorrei morir!.., Melodia, op. 53

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Emanuela Marcante ha condotto studi filosofici, musicali, artistici e teatrali, ha lavorato come musicista, ideatrice e scrittrice di spettacoli e regista in Italia, Europa e in America. Si occupa di nuove scritture di testi e di creazione di produzioni multimediali. È stata docente e responsabile di progetti in ambito vocale e teatrale e di analisi cinematografica presso università e istituzioni americane, dalla University of British Columbia di Vancouver (Canada) alla UCLA di Los Angeles e all’Istituto Superior de Arte e Università de l’Avana e presso ICAIC (Cuba).

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Daniele Tonini ha studiato flauto traverso e strumenti storici e quindi canto e interpretazione teatrale con  Claudio Desderi e Carlo Bergonzi, prendendo parte a numerose produzioni operistiche e concertistiche in Italia, Europa e Nord America con repertori dal Seicento al contemporaneo e con un parallelo lavoro di pubblicazione musicologica.  Laureato in Conservazione dei Beni Culturali è attivo in ambito fotografico e artistico con l’insegnamento di Guido Guidi,  si occupa – in parallelo al lavoro visivo per Il Ruggiero e per mostre e performance per varie istituzioni – di ricerca iconografica e iconologica, fotografica e storico-artistica con pubblicazioni legate a diversi percorsi artistici.

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Domenica 18 febbraio 2024

MELODIE IN TRASCRIZIONE

Domenica 18 febbraio 2024, ore 17
Fondazione Istituto Liszt
Via A. Righi 30, Bologna

Ubaldo Rosso, flauto
Andrea Vigna Taglianti, pianoforte

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Mercoledì 21 febbraio 2024

TRE FILM E TRE REGISTI PER LISZT:
Sirk, Ophüls, Chabrol
SECONDO AMORE – ALL THAT HEAVEN ALLOWS (1955)
DI DOUGLAS SIRK

Una rassegna di incontri cinematografici a cura di
Emanuela Marcante, Daniele Tonini e Ivan Cipressi

Fondazione Istituto Liszt
Via A. Righi 30, Bologna

Primo incontro

Mercoledì 21 febbraio 2024, ore 20,30

Secondo amore – All that heaven allows (1955)
di Douglas Sirk con Jane Wyman e Rock Hudson

Secondo incontro

Mercoledì 13 marzo 2024, ore 20,30

Lola Montès (1955)
di Max Ophüls con Martine Carol, Peter Ustinov e Will Quedflieg

Terzo incontro

Mercoledì 17 aprile 2024, ore 20,30

Grazie per la cioccolata – Merci pour le chocolat (2000)
di Claude Chabrol con Isabelle Huppert e Jacques Dutronc

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Domenica 10 marzo 2024

CANTI POLACCHI
PRIMAVERA E GUERRA: DUE DESTINI

Domenica 10 marzo 2024, ore 17
Fondazione Istituto Liszt
Via A. Righi 30, Bologna

Barbara Vignudelli, soprano
Muriel Grifò, pianoforte

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Mercoledì 13 marzo 2024

TRE FILM E TRE REGISTI PER LISZT
LOLA MONTÈS(1955)
DI MAX OPHÜLS

Una rassegna a cura di Emanuela Marcante,
Daniele Tonini e Ivan Cipressi

Fondazione Istituto Liszt
Via A. Righi 30, Bologna

Primo incontro

Mercoledì 21 febbraio 2024, ore 20,30

Secondo amore – All that heaven allows (1955)
di Douglas Sirk con Jane Wyman e Rock Hudson

Secondo incontro

Mercoledì 13 marzo 2024, ore 20,30

Lola Montès (1955)
di Max Ophüls con Martine Carol, Peter Ustinov e Will Quedflieg

Terzo incontro

Mercoledì 17 aprile 2024, ore 20,30

Grazie per la cioccolata – Merci pour le chocolat (2000)
di Claude Chabrol con Isabelle Huppert e Jacques Dutronc

Dopo l’incontro con il capolavoro di Douglas Sirk Secondo amore (1955) vi proponiamo un nuovo e ineludibile capolavoro della storia del cinema, imperniato su Lola Montès, figura travolgente di passionale artista e avventuriera dell’Ottocento, narrata con lo sguardo imprevedibile, personale, simbolico, di straordinaria creatività visiva di un gigante del cinema come Max OphülsLa storia d’amore e di rispecchiamento di vita d’artista di Lola con Franz Liszt (che si muove attorno al 1844) apre il film come un manifesto: tutta l’opera, nella sua narrazione surreale e simbolica ma anche fortemente legata alla storia della protagonista, è una grande, colorata, orgogliosa e dolente riflessione sulla libertà dell’artista, sulle sue scelte “senza rete” (e questo riferimento è ben più di una metafora) e sul prezzo da pagare. Ed è Liszt, nella sua funzione di iniziale “catalizzatore” delle scelte di libertà – e di libertà d’amare –  di Lola, a impersonificare la determinazione consapevole e il “dover essere” di libertà dell’artista, sia della protagonista, ma anche del regista, di Max Ophüls, che in questa sua opera estrema pagò un alto prezzo per la sua “libertà d’autore”. (Emanuela Marcante)

Tre grandi film per dialogare nel profondo con Liszt : All that heaven allows di Douglas Sirk e Lola Montes di Max Ophüls (entrambi del 1955) sono opere straordinariamente significative per i loro autori/icone della storia del cinema,  girate in Cinemascope tra immagini, simboli, musiche e colori come Leitmotive… Sirk e Ophüls sono due grandi registi che evocano Liszt come dato di riferimento di cultura e costume (e psicoanalisi) in film fortemente in dialogo con il loro tempo,  scegliendo il musicista ungherese come “evocazione psicologica” attraverso il tema della Consolazione n.3 in Re bemolle maggiore da parte di Sirk  o mettendolo in scena come personaggio ugualmente reale e simbolico nel film “francese” di Ophüls (interpretato da Willi Quadflieg, attore profondamente tedesco per storia e tradizione culturale).
Sono film/emblemi della grandezza dello specifico cinematografico e psicologico e del messaggio umano ed artistico dei due registi in cui la musica di Liszt e il personaggio/simbolo Liszt  sono evocazione del “desiderio d’amore” e di libertà fuori dagli schemi sociali e della sfida/dramma/scelta che questo comporta.
Il terzo film Grazie per la cioccolata di Claude Chabrol (2000), con una ipnotica Isabelle Huppert a tessere la ragnatela degli eventi e del loro precipitare, risuona di Funérailles di Liszt, sia nelle mani del grande pianista André che in quelle della giovane Jeanne e nello svelarsi man mano di una storia di relazioni, di desideri e segni che cresce in tensione con sfumature hitchcockiane, fino allo scioglimento finale. Con Liszt a ipnotizzarci nell’intenso momento centrale della lezione di pianoforte di André a Jeanne e nell’evocazione di Claudio Arrau.

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